L’associazione Triton al lavoro in Gallura: «Scopriamo le abitudini e le loro difficoltà»
Per i prossimi quattro anni Triton seguirà il progetto europeo “Life conceptu maris”, come spiega il direttore scientifico Stefano Picchi: «Gli effetti negativi provocati dalle attività dell’uomo a danno degli animali marini, a cominciare da cetacei e tartarughe, sono sempre più evidenti ed è urgente conoscere meglio la distribuzione delle specie più diffuse per mettere a punto strategie di conservazione efficaci. Nel Mediterraneo vivono e si riproducono grandi cetacei come la balenottera comune e il capodoglio, animali che raggiungono i 20 metri di lunghezza e che, proprio come i delfini e le tartarughe marine, trascorrono gran parte della loro vita in mare aperto, in aree difficili da monitorare a causa della loro estensione».
Lo studio del Dna sarà fondamentale nel progetto: «Il rilevamento di microscopiche tracce di Dna disperse in acqua dagli animali (eDna) e l’impiego di sensori a scafo per raccogliere campioni che derivano dal materiale biologico, ad esempio squame, lembi di pelle, escrementi, uova, disperso dagli organismi – spiega Picchi -. Questo ci permetterà di costruire mappe delle caratteristiche ambientali che possano aiutare a definire meglio la distribuzione delle specie più diffuse di cetacei e di tartarughe marine nei nostri mari, valutare l’impatto dei fattori di rischio e identificare i siti più importanti per la conservazione delle specie più minacciate». Per riuscire nella missione, Triton ha stretto rapporti e collaborazioni con i più importanti enti italiani e internazionali, a partire dall’Area marina protetta (Amp) di Tavolara – Punta Coda Cavallo e l’Università di Sassari, col team di docenti esperti coinvolti attivamente nell’analisi dei dati raccolti e monitorati composto dallo zoologo marino Marco Casu e dai genetisti Daria Sanna e Fabio Scarpa. «Il nostro ruolo è fare in modo che i dati raccolti diventino indicazioni sulle condizioni di vita in mare, proponendo azioni concrete per rendere possibile il ripopolamento marino», spiegano.
I problemi sono noti: «Surriscaldamento climatico, plastiche, inquinamento, pesca selvaggia da parte dell’uomo. Grazie alla collaborazione tra istituzioni stiamo osservando luoghi in cui provare a far crescere di nuovo la popolazione delle specie più in sofferenza, ad esempio la “Pinna nobilis” e la “Patella Ferruginea”, usando i risultati delle analisi in laboratorio».